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10/05/2009 - 12:00

Sala conferenze del Mart

Cortometraggi

Lavori insperati e inaspettati quelli di Jan Švankmajer, maestro dell’animazione e del surrealismo cinematografico che in Italia è stato visto poco e male. I cortometraggi forniscono un quadro piuttosto completo del regista/artista, portando alla luce un universo inquietante e folle, inconscio e irriverente. Un lungo viaggio contaminato da diverse tecniche e diversi linguaggi, dove predomina il movimento in stop-motion che anima maschere, giocattoli e personaggi d’argilla e dove c’è spazio anche per l’animazione tradizionale, per il collage e per il teatro. Un’edizione fondamentale per gli amanti del cinema surreale e bizzarro che, finalmente, colma un buco, facendo scoprire la radici di buona parte del cinema moderno e contemporaneo. Ricordiamo che Švankmajer è stato fonte d’ispirazione per registi come Tim Burton e Terry Gilliam, e rappresenta una vera e propria leggenda per i cartoonist di mezzo mondo.  Svankmajer è un maestro che non può essere ignorato e i suoi corti sono ancora oggi estremamente moderni. Una fondamentale (ri)scoperta.

Estratto da “Conversazione con Jan Švankmajer”

“La maggior parte dei miei film è stata prodotta dagli istituti statali poiché, fino al novembre del 1989, in Boemia, lo stato deteneva il monopolio, quindi era impossibile realizzare film autonomamente. Sembra incredibile che opere come queste siano state girate durante il sistema totalitario...”

“[...] io spero di riuscire a comunicare il fatto che gli oggetti dei miei film sono realmente 'trovati' e non creati. [...] Se dovessi tradurre alla lettera in immagini la sceneggiatura farei un lavoro da impiegato, mentre se le cose si mettono per iscritto solo cinque minuti prima di girare è possibile far confluire atmosfere e suggestioni colte sul momento.”

“Gli oggetti che mi piacciono e che utilizzo nei miei film sono quelli che hanno rivestito una funzione in un determinato contesto, assumendo precisi contenuti. Questi oggetti sono impregnati di esperienza. Lo stesso vale per le persone.” “Il dettaglio ha sempre un potere magico perché all'improvviso sullo schermo possiamo ingrandire qualcosa che è realtà, ma che nella vita quotidiana non percepiamo.”

“[...] nella mia opera la maggiore influenza l'hanno sicuramente esercitata i pittori anziché i registi [...] mi ritengo un pittore ancor prima che un cineasta, inoltre sono nettamente contrario a qualsiasi tipo di professionismo. Il cinema è solo uno dei tanti mezzi espressivi che utilizzo, credo che sia solo per pigrizia che ci si dedica a un singolo campo.”

“Al mercato dell'arte oggi non interessa più il surrealismo. Nutro un profondo disprezzo per il mercato, non ho mai cercato di vendere le mie opere e sono fiero di appartenere al gruppo surrealista anche negli anni '90. Il surrealismo rappresenta per me un modo di vita e mi interessa soprattutto come movimento di gruppo...”

” [...] io cerco l'elemento fantastico nella realtà vera e propria. In questo modo lo spettatore riesce a mettere in dubbio il rapporto utilitaristico con le cose e a recuperare la relazione magica con le cose che avevano i nostri predecessori. La mia aspirazione è in pratica quella di fare “documentari surrealisti”. Penso che quanto più il nucleo del film è fantastico, tanto più bisogna essere concreti nel mostrare i particolari, altrimenti si perde l'effetto sovversivo del tutto”.