C’è chi le ha definite le Rosas spagnole, per l’intensità e la particolarità di una ricerca che le ha viste tra le protagoniste di maggior spicco della danza contemporanea catalana.
Stiamo parlando naturalmente di Mudances, il gruppo spagnolo al femminile capitanato da Angels Margarit. Nata a Terrassa nel 1960, la Margarit ha studiato come molti suoi compatrioti danzatori all’Istituto del Teatro di Barcellona, approfondendo la sua formazione all’estero tra New York, Francia, Inghilterra e Germania. Dal ’78 all’84 ha danzato con la compagnia Heura, gruppo vincitore nell’83 del Premio nazionale di danza della Catalogna. Con il duetto “Duna 12”, la Margarit ha ottenuto come coreografa il Premio Tortola Valencia 1983.
Insieme ad altre quattro danzatrici dà il via nell’85 a Mudances. Il primo lavoro della giovane compagnia femminile prende il titolo dal nome del gruppo. Ad un anno dalla creazione, “Mudances” vince il Premio nazionale di danza della Catalogna. Tra le altre creazioni della Margarit, da citarsi senz’altro “Kolbebasar” (’88), ospitato in tutta Europa, e la serie “Solo para habitación de hotel”, intriganti coreografie solistiche ambientate in camere d’albergo. Nel ’91 apre il collettivo di Mudances ai danzatori maschi, firmando “Atzavara”, un’opera equilibrata ed ardente.
Alla Biennale della Danza di Lione 1992, Angels Margarit ha presentato l’ultima sua creazione solistica: si intitola “Corol.la” ed ha già all’attivo numerosi successi internazionali.
Inizialmente il progetto doveva sfociare in una trilogia nella quale approfondire i materiali affrontati dalla Margarit nelle sue ultime coreografie. Ne è uscito un assolo di 45 minuti, ricco di piccoli gioielli compositivi.
Costruito per quadri, “Corol.la” gioca con un codice di movimento astratto, iscritto in una scenografia dal frequente sapore “naif”. Grandi fiori colorati fanno da sfondo a una danza che, soprattutto nella prima sezione, è costruita con una dinamica di sviluppo gestuale impeccabile. Abilissima nella variazione tematica, la Margarit è autrice di una danza, fluidamente armonica, in cui i movimenti si incatenano uno nell’altro con raffinata continuità. I cerchi, le spirali e i giri che governano la seconda parte lasciano spazio nella terza a un movimento frammentato e interrotto. Cambi di vestiti e qualche accenno di teatralizzazione completano la danza poetica della Margarit. “Corol.la” – scrive la danzatrice spagnole – “è un impulso che ordina e che disordina la memoria del mio corpo”.