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07/09/1994 - 19:00

Teatro Zandonai

Contact Lenses

Esiste una danza contemporanea israeliana? È il caso di rispondere sì. Ed è il caso di aggiungere che il fenomeno sta esplodendo al di là dei territori e della cultura di origine. Una coreografia la cui punta dell’iceberg è uno dei gruppi riscoperti quest’anno dai cartelloni europei. Si tratta della Batsheva Dance Company, fondato nel ’64 da Martha Graham e diretta dal 1990 dal corteggiatissimo “new talent” Ohad Naharin, autore di cui non poche creazioni compaiono nel repertorio del Nederlands Dans Theater, del Cullberg Ballett, del Grand Ballet de Genève. Con lui i nomi del momento sono Rami Be’er, coreografo residente della Kibbutz Contemporary Dance Company, e il duo Liat Dror e Nir Ben-Gal, fondatori di una loro propria compagnia e da tempo conosciuti in Europa per il lavoro con il London Contemporary Dance Theater. Ma Oriente Occidente ha scelto di andare oltre e di spingersi alla scoperta delle nuove leve della danza israeliana di cui i più  sono cresciuti proprio con gli autori e le compagnie di cui sopra. 
Si chiama Vertigo il duo fondato nel 1992 da Noa Wertheim e Adi Sha’al. Nella formazione di questa coppia di danzatori compare la Rubin Academy of Music and Dance e la Jerusalem Tamar Dance Company per Noa, l’Emek Hayarden Dance Studio, il Kibbutz Dance Workshop, Batsheva e Jerusalem Tamar per Adi. Tra i maestri di coreografia di entrambi, Ohad Naharin. Il loro primo lavoro nasce nel febbraio ’93. Si intitola “Vertigo” ed è il brano di apertura della serata roveretana  da cui i due giovani danzatori-coreografi hanno dato vita all’omonima formazione. “Abbiamo preso il concetto di Vertigo – raccontano – dall’idea del volo e lo abbiamo proiettato all’interno di una relazione internazionale di coppia”. Con il secondo pezzo in programma intitolato “Contact-Lenses”, duetto multimediale che gioca sul rapporto tra danza e video (proiettata contemporaneamente alla danza immagini delle prove dello stesso brano), Vertigo ha vinto quest’anno il premio del pubblico del concorso fotografico di Groningen in Olanda. 
Secondo ospite, Ido Tadmor, trentenne cresciuto con la Bat-Dor Dance Company, la Batsheva e, negli Stati Uniti, con la Lar Lubovitch Dance Company. Con la Batsheva Dance Company ha ballato ruoli di primo piano in coreografie di Naharin, North, Itzik Galili e molti altri. Interprete dalla tecnica considerevole, Ido Tadmor si è visto assegnare nel ‘90 lo Yair Shapira Award come migliore danzatore. I due brani in programma, “Seven last words” (assolo firmato e ballato dallo stesso Tadmor) e il duo di Hezy Leskley “Sawing the gold plates” sono esemplificativi del talento di questo giovane artista, che, giunto alla danza a 19 anni, è stato conteso in poco tempo da compagnie e coreografi rinomati. 
Infine Inbal Pinto, anno di nascita 1969. Formazione mista tra danza e arti visive che lo ha visto danzare nel ‘91 con la Batsheva Dance Company e studiare nel ‘92 disegno grafico all’Università delle Arti di Bezallel. “Dio-Cann” è una creazione in bilico tra pittura e coreografia. “Illustra – dice l’autore – l’aspirazione mentale del pittore e il contatto fisico tra la pittura e la tela”. I quattro danzatori stagliano il proprio corpo su una grande tela di 220x780 centimetri, appesa sul fondo della scena. In una sorta di “action painting” (il corpo cosparso di tinta, diventa sulla tela pennello creatore di tracce), Inbal Pinto firma un lavoro all’insegna della contaminazione.