Oriente OccidenteOriente Occidente Logo

Riva del Garda - Parco dell'Inviolata

Concerto

Samuel Carthorne Rivers benché collaudato alla grande fucina del jazz già alla fine degli anni Quaranta, era ai più sconosciuto ancora vent’anni dopo.
La fama esplode al festival di Montreaux del 1973.
In trio con Cecil Mc Bee al contrabbasso e Norman Connors alla batteria, il sassofonista nero-americano spopola.
E la fame di protagonisti indica in lui un nuovo astro, capace di attuare quella sintesi tra musica e politica che i teorici del jazz contemporaneo inseguivano da tempo.
Ma la chiave di lettura del personaggio affonda i suoi riferimenti nel suo essere figlio d’ arte. Pianista il padre, cantante la madre, una ricchezza di esperienze di vita e di musica che dice molto sul Rivers di oggi.
Dallo studio dei sassofoni, del pianoforte, della composizione, alle stimolanti combine con due blues-man come T-Bone Walker e B.B. King, all’ insegnamento alla Berkley School: sono tappe che lasciano segni profondi.
Arrivano poi, e siamo agli inizi degli anni sessanta, le esperienze del free jazz, Miles Davis, Cecil Taylor, L’avanguardia jazzistica che Rivers contribuisce a far crescere. E poi, dopo vent’anni, una fama che lo sottrae dall’ anonimato del sideman e rischia anche di travolgerlo. Più per colpa delle attese altrui che per il suo demerito.
Il jazz di Rivers ha infatti sempre avuto la caratteristica dell’ apertura su due fronti: al futuro, alle nuove esperienze, ma anche al passato, al ricco materiale popolare afro-americano, e non solo, assimilato lungo la strada del blues.
L’ impegno creativo, la capacità di mescolare sapientemente le fonti sonore, uno stile complesso che tiene conto del free ma va oltre: sono i tratti che distinguono questo compositore-creatore dalla parabola artistica aperta ad ogni sviluppo.