Carlotta Ikeda, giapponese, studia la tecnica di Martha Graham a Tokyo e fin al ’64 dà numerosi spettacoli in Giappone. Nel ’74 fonda la sua troupe Buto “Ariadone No Kai”, composta unicamente di donne. Nel ’78 compie la sua prima tournée in Europa e presenta spettacoli a Parigi e in numerosi festival. In collaborazione con Ko Murobushi firma coreografie come Zarathoustra, Utt e Hime.
I lavori della Ikeda appartengono al genere Buto, o “danza delle tenebre”, che annulla la plasticità naturalista del corpo occidentale a favore dei corpi larvali di un’energia intensa e contenuta, sempre al limite dell’immobilità.
L’oscenità tragica dei gesti, nel Buto, pesa sullo spettatore spostandolo in una dimensione notturna, atemporale, mentre la scena viene caricata da significati mortali, apocalittici, espressione di una profondità emotiva e intellettuale che molto scaturisce dalla contaminazione tra Oriente Occidente.
Chiisako (che vuol dire “il piccolo bambino”) è l’ultima creazione di Carlotta Ikeda, presentata a Parigi nel febbraio di quest’anno. Qui l’Ikeda mette a punto una ricerca originale, molto personalizzata, fuori dall’influenza di Murobushi, che con lei e per lei ha lavorato tanti anni. Chiisako è una sorta di viaggio attraverso le creature mitiche del Giappone, trasformate in pretesto per evocare il mondo dell’infanzia e del sogni. Prima la nascita, l’uscita dal limbo, e il grido lacerante per venire al mondo. Poi il passaggio attraverso vari stadi affettivi: l’angoscia, la solitudine, l’esaltazione, la malizia. Tutto si compie in una danza tesa e parossistica, dove il corpo nudo dipinto di bianco della Ikeda (verginale, disincarnato) si propone allo sguardo come visione densa e inquietante, suscettibile di mille metamorfosi.
“Con Chiisako”, ha scritto Marcelle Michel su Le Monde “Carlotta Ikeda ha raggiunto il punto più alto del suo itinerario espressivo”.