La compagnia di danza Hush Hush Hush, diretta dal marocchino Abdelaziz Sarrokh, nasce nel ’95 a Anversa. Il progetto Carte Blanche è stato realizzato con l’appoggio dei Les Ballets C. de la B. di Alain Platel, compagnia di cui Sarrokh fa parte e della quale ha interpretato lavori fondamentali come Bonjour Madame e La Tristeza Complice. Scoperta da Platel al concorso “Il miglior solo della danza belga”, Sarrokh, ventiseienne di formazione elettricista, è alla sua prima esperienza di coreografia. Carte Blanche – il titolo fa riferimento all’assoluta libertà di approccio di cui ha beneficiato questo progetto coprodotto dal Centre Culturel di Berchem, dal Vooruit di Gand.e dai Culturele Interventies di Anversa – uno spettacolo nato all’insegna del confronto tra danzatori di diversa cultura e formazione, dal classico all’hip-hop, dal contemporaneo alla danza africana e alla capoeira. Per un anno, gli otto interpreti hanno lavorato insieme per sperimentare l’impatto del contrasto tra le loro tecniche di movimento, mirando a uno scambio tra le modalità di scrittura della danza contemporanea e la cultura giovanile dell’hip-hop e di MTV. Sarrokh ha scelto si lavorare con giovani danzatori non professionisti, imparando da Platel a cercare il talento in persone che non appartengono al mondo tradizionale dell’arte. In Carte Blanche lavorano non a caso quattro ragazzi che praticano la break dance per le strade. Tre vengono da Namur e con il loro gruppo, Break Sensation, sono per la gioventù belga uno dei punti di riferimento della danza di strada. “Partendo dal niente – dichiarano i Break Sensation – dei B. Boys (ragazzi che praticano il B. Boying ndr.) sono riusciti ad integrare il loro sapere autodidatta in una produzione sovvenzionata dallo stato belga”. Prima di dirigere Hush Hush Hush, Sarrokh ha fondato a Gand una compagnia multiculturale, Al Fath, con cui ha cominciato a sperimentare una forma di meticciato culturale, ben presente nel progetto Carte Blanche a cui partecipano giovani di origine olandese, belga, marocchina, polacca, zaïrese. Dichiara Sarrokh: “Non mi accontento di includere l’hip-hop nel mio pezzo, voglio andare più in là. Lavorare sui contrasti, mischiarli. L’hip-hop è bello da vedere, ma vive dei momenti di crisi. Per questo mi interessa il confronto con il teatro contemporaneo”.