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03/09/1992 - 19:00

Rovereto - piazza del grano

Canti e danze della Mongolia

Mandukhai dance company, Canti e danze della Mongolia | ph Paolo Aldi

Mandukhai è la prima Compagnia professionista indipendente di arte folk della Mongolia. Il nome del gruppo è un omaggio alla regina Mandukhai la Saggia, discendente del Gran Khan Chinghis della Mongolia Unita. Nel XV secolo la regina Mandukhai combattè al fianco di suoi soldati per la riunificazione degli stati mongoli, diventando per questo una delle figure più importanti della storia del paese. Le decorazioni sceniche e i costumi usati dalla troupe mongola sono fedeli allo stile del XV secolo.
I membri della Compagnia Mandukhai sono tutti performers di alto livello, vincitori dei maggiori concorsi dei festival di arte folk mongola. In Compagnia ci sono vari gruppo, tra questi la formazione principale è composta da diciassette persone. Famosa l’elasticità straordinaria dei danzatori della troupe: non a caso dei performers Mandukhai si dice abbiano “corpi privi di ossa”.
In Mongolia esistono molte variazioni di danza folk. Tra le più importanti vanno ricordate la danza mascherata, la tsam, la danza dello sciamano e le danze accompagnate da conzoni. Gli strumenti musicali sono classificati in strumenti orchestrali, da camera e solistici. Nella maggior parte hanno due o tre corde e sono adatti per suonare brani di musica folk, moderna e classica.
“Tsam” è una danza mascherata basata sulla mitologia buddista e arricchita con rituali e tradizioni religiose locali. Arriva in Tibet dall’India più di un millennio fa e si diffonde in Mongolia nel XVI secolo. Le maschere e i costumi della tsam mongola si differenziano da quelli usati originalmente in India. I colori usati in Mongolia sono il rosso, il nero, il giallo e il bianco. Le maschere sono molto grandi ed espressive, in modo da colpire, anche da lontano, lo spettatore.
Nella “tsam” ci sono alcuni personaggi principali: il Grande Uomo Vecchio, padrone di terra, montagne, foreste, steppe, acque, mandrie di animali; il Cervo e il Bue, messaggeri di Erlik, il dio dell’oltretomba; il dio Gonghor, l’ultimo di tutti i diavoli; il dio Namsrai, divinità dell’abbondanza; il dio rosso Jamsran, protettore degli uomini della guerra; la dea Lkhamo, protettrice dei viventi; il dio Gombo o Makhgal, colui che difende gli uomini dalle sventure. Ma il vero protagonista della “tsam” è Erlik, il dio dell’oltretomba. Indossa ricchi vestiti adorni di oro e argento e una maschera terrificante. Erlik entra in scena per fare giustizia e giudicare le buone e le cattive azioni di tutti.
La “danza dello sciamano” riporta in vita la tradizione dello Sciamanismo, antica religione praticata dalle popolazioni nomadi e cacciatrici mongole del terzo secolo prima di Cristo. Credenza comune è che, quando lo sciamano cade in trance, entra in contatto con lo spirito. E’ attraverso il canto, la danza e il ritmo dei gongs e dei tamburelli che il protagonista può raggiungere lo stato di trance.
 

Direzione artistica di Yindonbal Tserendolgor
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