Sospesa tra società e arte, la danza di comunità si è ormai diffusa anche in Italia con esperienze che penetrano nel tessuto del quotidiano e coinvolgono gruppi insospettati. Tra i primi autori a sperimentare una ‘danza per tutti’ si annovera senz'altro Virgilio Sieni, ideatore di progetti di movimento e gesto capaci di trasformarsi in straordinari momenti di condivisione e integrazione sociale. Il coreografo fiorentino ha coinvolto nell’ultimo decennio bambini, anziani, non vendenti, partigiani, parenti di vittime del terrorismo prediligendo la relazione con il territorio, la storia e l’iconografia che lo contraddistingue.
Sarà così anche per il Vangelo secondo Matteo, progetto speciale di formazione di Biennale College Danza avviato da Sieni nel dicembre 2013, e il cui debutto mondiale è avvenuto a luglio nell'ambito del 9. Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia . Coinvolte sei regioni italiane e oltre 150 interpreti non professionisti impegnati nella realizzazione di ventisette quadri ispirati al Vangelo dell’apostolo Matteo. Due di questi quadri, Annuncio dell’Angelo e Ultima cena, si devono a gruppi di trentini che hanno scelto di mettersi in gioco. Ad assistere Sieni in questo magniloquente lavoro a tappe c’è l’esperienza di Franca Zagatti, già reduce da una felice esperienza a Rovereto lo scorso anno in cui ha fatto danzare trenta persone tra gli 8 e gli 86 nella commovente performance Danze di vita quotidiana.
In Annuncio dell’Angelo e Ultima cena entrano in gioco due diversi tipi di annuncio. “Nel primo - spiega Sieni - un uomo e una donna, colti all’unisono in un momento di conoscenza tattile del corpo, rimembrano il sogno di Giuseppe in cui lo sposa della Vergine ricevette l’annuncio della venuta di Cristo. Nel secondo, in cui forte è l’influenza dell’iconografia pittorica del Cenacolo vinciano, si introduce un senso di smarrimento e di minaccia di fronte alla certezza della morte che si traducono in un affresco di incontri trattenuti, sospensioni e perdite di equilibrio, in una continua e disattesa ricerca dell’altro”.