Anch’io ti amo.
Te l’ho mai detto prima? L’amore tardivo, mai rivelato, sempre intuito. Il riconoscimento dell’amore dopo che è finito, o mentre è in corso ma nessuno ne parla. Non me l’hai ancora detto che mi ami? Ebbene anch’io ti amo. Rivincita sul “moi non plus” di gainsbourghiana memoria attraverso una risposta all’innocente gigionismo di un Alberto Lupo indimenticato. Non più un neanch’io a suggellare una superiorità fisica e di assenza di sentimento, bensì un anch’io non richiesto, taciuto per stupido pudore o per inutile vergogna. Un anch’io che rilancia un amore non importa se già morto da anni, un appuntamento mancato riparato in extremis. Ti amavo così tanto che non avevo la forza per dirtelo, tu non me lo dicevi forse perché non mi amavi davvero? Anch’io ti amo, amor ch’a nullo amato amar perdona, se in qualche attimo mi hai amata, bene per quell’attimo io ti dico che ora anch’io ti amo, e forse anche allora, ma non importa più, poiché è adesso che ricambio ciò che un giorno forse c’era stato. Ciò che certamente avrebbe dovuto esserci.
Marco Ongaro