Carla Rizzu e Paola Vezzosi
Carla Rizzu e Paola Vezzosi sono le vincitrici ex aequo dell’edizione 2009 di Danz’è, il concorso coreografico curato da Oriente Occidente, volto a promuovere la giovane danza italiana. Un’iniziativa che si sposa all’attenzione sugli autori del nostro paese che il Festival ha confermato costantemente nei suoi trent’anni di storia. Insieme al regista Eugenio Sideri, Rizzu ha vinto l’anno scorso con Nome di battaglia. Questa la motivazione della giuria: “per l’attualità del tema improntato all’impegno civile, per l’intensità interpretativa, il contenuto e per la proprietà dell’impaginazione scenica”. Vezzosi si è aggiudicata l’ex-aequo 2009 con l’assolo Penelope. Canti d’attesa, premiato “per la coerenza tra il tema prescelto e la trattazione e la forza di convincimento dell’autrice-interprete”.
Dei vincitori di Danz’è il Festival coproduce una creazione da presentarsi l’anno successivo, Eat 26 per Carla Rizzu, Alter per Paola Vezzosi.
Paola Vezzosi, il luogo dell’incontro
Paola Vezzosi, danzatrice e coreografa toscana, ha scelto come Rizzu la forma del duo al femminile per il suo spettacolo inedito dal titolo Alter, prodotto da Danz’è. Il lavoro, con musica originale di Marco Melia, mette in campo un cambiamento di relazione tra due persone che si incontrano, una possibilità di sguardo spinto dal desiderio di condivisione e unità. Queste le note della coreografa:
Spazio vuoto: percorsi distinti che si intercettano casualmente…e qui accade ‘l’incidente’ dell’incontro: luogo del malinteso, del saluto formale e meccanico, del contatto superficiale. In una dimensione parallela, forse onirica, sperata o immaginata, emerge ciò che avrebbe potuto essere: il crocevia di corpi in movimento cede il passo a cammini partecipati, all’attraversamento di altri mondi in cui esseri distinti si trovano l’uno davanti all’altro, capaci di vedersi e nell’alterità riconoscersi.
Altro spazio: un luogo pieno, coabitato, deputato all’incontro che, nella stasi, dà occasione di osservazione e di confronto. Emerge il desiderio irrinunciabile di relazionarsi, la voglia di comunicare o comunque di trattenere quell’apparire reciproco, quei momenti di condivisione.
Alla fine di tutto, i corpi rientrano nella loro irriducibile singolarità. Resta il luogo, svuotato, ma testimone e memore di quegli istanti di unità.
Paola Vezzosi ha un percorso che si lega alla famiglia artistica che parte da Alwin Nikolais, maestro festeggiato quest’anno a Rovereto in occasione del centenario della nascita. Vezzosi si è formata con Simona Bucci, coreografa e pedagoga italiana, nonché per vari anni danzatrice a New York di Nikolais, ma anche ha lavorato a più riprese con Carolyn Carlson, maestra indiscussa della danza del secondo Novecento, che di Nik fu figura icona negli anni Sessanta. Contemporaneamente Vezzosi ha perfezionato la sua formazione nel tanztheater tedesco, lavorando come danzatrice con Susanne Linke. Tra le creazioni di questa giovane autrice italiana, co-fondatrice in Toscana dell’associazione di coreografe Adarte, il visionario Frida Kahlo, Pulcinella, creato per il Corpo di Ballo dell’Arena di Verona, il già citato assolo Penelope. Canti d’attesa, vincitore di Danz’è 2009.
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