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04/09/1999 - 19:00

Teatro Zandonai

Alpha Beta

Una tecnica marcata da una forte fisicità e dal dispiego combattivo dell'energia è uno dei caratteri salienti della danza contemporanea israeliana. Il confronto e lo scontro tra i corpi, tra le idee, tra le emozioni e tra i credo fa parte della storia del popolo di Israele, una storia incancellabile che nel bene e nel male non può non influenzare anche l’arte. Non a caso Nir Ben Gal, coreografo che insieme alla compagna d'arte e di vita Liat Dror chiude l'edizione di quest'anno del festival con la sua compagnia, ricorda come in Israele ogni cosa sia permeata dalla sensazione che per vincere sia necessario combattere. 
Che gli spettacoli abbiano relazione diretta con la realtà politica e sociale - si pensi ancora a Interrogation di Dror/Ben Gal, creato dopo l'assassinio di Rabin, nella speranza di un cambiamento - o che nascano come pura danza, devono fare i conti con questa matrice culturale, una matrice dall'identità forte, rilevante anche nell'approccio al movimento. 
Il festival dedica alla danza israeliana due serate. La prima, intitolata Persona - Dancing one by one, è una proposta del Suzanne Dellal Center for Dance and Theatre di Tel Aviv, struttura attiva da anni nella promozione internazionale della coreografia del paese. Lo spettacolo, composto di sette assoli che hanno debuttato in giugno all’Israel Festival 99 Jerusalem, è una vetrina di nuovi autori, studiata sul confronto di danzatori sconosciuti per l’Italia. Vediamone i singoli percorsi. 
Noa Dar (The Dragon Princess), vincitrice nel ‘96 del Premio Giovani Coreografi del Ministero dell’Educazione e della Cultura di Israele, ha danzato con la Batsheva2 Company e il Tamar Dance Group, fondando nel ‘93 il Noa Dar Dance Group. Per il suo assolo, giocato sulla scioltezza delle articolazioni, si ispira a Rainer Maria Rilke. 
Amir Kolben (Countdown) ha ballato per la Batsheva Dance Company e per l’Israeli Ballet ed insegna alla Rubin Academy di Gerusalemme. Il suo assolo, su musica di Luciano Berio, è un pezzo di teatro danza, che sfrutta l’unione di movimento e parola. 
Yossi Yungman (Huaquito) è nato in Argentina ed è entrato nella Batsheva Dance Company nel ‘90. Fondamentale per il suo stile di movimento, frammentato e punteggiato di esplosioni energetiche, è stato lo studio con Kazuo Ohno in Giappone. 
Rina Schenfeld (Woman in White) ha una storia un po’ diversa da quella degli altri giovani protagonisti della serata: è stata una delle fondatrici della Batsheva Dance Company con cui ha danzato ruoli di primo piano in pezzi di Martha Graham, Glen Tetley, Jerome Robbins. Nel ‘79 ha fondato il Rina Schenfeld Dance Theatre, creando una trentina di assoli e di lavori di gruppo. 
Niv Scheinfeld (Alpha Beta), nato nel ‘72 nel Kibbutz Hanita, ha danzato per otto anni con la Liat Dror Nir Ben Gal Company. Il suo stile, fortemente energetico, è caratterizzato da movimenti circolari spinti dal busto. 
Sharon Eyal (Duet) ha danzato con la Batsheva Dance Company dall’89 al ‘96 e con il gruppo del finlandese Tero Saarinen, da cui deriva il gusto per il movimento spezzato e vigoroso. 
Chiude la serata Rami Levi (Solo), autore che abbina la fisicità della danza di strada ad ampi e rotondi movimenti del busto e delle braccia, complice forse l’aver danzato al Cullberg Ballet dal ‘91 al ‘94. Levi ha alle spalle esperienze europee importanti. Dall’89 al ‘91 ha ballato a Tours in Francia con Jean-Christophe Maillot, passando successivamente al Cullberg e, dal ‘94 al ‘96, alla Compagnia Nazionale di Danza Spagnola. A Barcellona ha poi fondato un suo gruppo, entrando nella Batsheva Dance Company nel ‘98. 
La seconda ospitalità di danza israeliana vede in scena a Rovereto uno dei gruppi più significativi del paese: la Liat Dror Nir Ben Gal Company. Entrambi cresciuti nei kibbutz, Liat Dror e Nir Ben Gal sono marito e moglie. Terminato il servizio militare, si sposano, cominciando contemporaneamente a frequentare la Rubin Academy of Dance and Music di Gerusalemme. 
Le loro prime prove coreografiche risalgono all’86: il successo è immediato, tanto che in quello stesso anno la coppia vince un importante riconoscimento israeliano: il premio Gertrude Krauss. Tra i pezzi creati negli anni ‘80, va almeno citato Two Room Apartment, un duetto sulle barriere psicologiche create dalla società contemporanea che affiancava in scena due spazi separati in cui danzare i rituali della vita quotidiana. Creato nell’87, Two Room Apartment, vince nell’anno successivo il Grand Prix dei Rencontres Chorégraphiques Internationales di Bagnolet. 
Nel ‘91 la coppia debutta con il primo spettacolo di gruppo: Circles of Lust. Con questo lavoro, che metteva in scena un’intera generazione alla ricerca di se stessa tra Intifada e Sionismo, cupidigia e voglia di tenerezza, nasce la Liat Dror Nir Ben Gal Company. Interrogandosi sul perché della creazione di barriere sociali e politiche, la coppia crea nel ‘93 Figs, pezzo in cui la danza si nutre dell’opposizione tra una grande fisicità, marcata da forti impulsi di energia, e momenti di calma, di stasi: opposizione da leggersi come sorta di metafora del clima sociale di un paese dilaniato da divisioni e contrasti. Amicizia, gelosia, ossessioni amorose sono i temi di Anta Oumri (‘94) e ancora l’amore, i sogni e i desideri riempiono di emozioni la danza di The Land of Rape and Honey (‘96). 
Al già citato Interrogation del ‘97, creato dopo lo shock dell’assassinio di Rabin, Dror e Ben Gal fanno seguire nel ‘98 lo spettacolo in scena a Rovereto: The Dance of Nothing. Montato durante tre mesi di residenza al Centre National L’Esquisse di Angers, The Dance of Nothing è una storia d’amore che rilegge in chiave contemporanea il dramma di Romeo e Giulietta. “I danzatori”, spiega la compagnia, “vivono la storia d’amore nel suo sviluppo dalla prima occhiata al momento del matrimonio. Man mano che l’amore cresce, altre persone cominciano a interferire nel rapporto: la famiglia, gli amici, la Chiesa, lo Stato. Il risultato è un insaziabile desiderio di ritornare all’inizio, la nostalgia per quel primo momento quando i sentimenti erano liberi dalle costrizioni religiose, politiche e familiari”. Nello spettacolo ci si interroga quindi sulla libertà, sul rapporto tra due giovani, possibile simbolo delle conflittualità che la società e la politica mette in campo tra palestinesi e israeliani. The Dance of Nothing esplora la lotta individuale contro le barriere, inneggia all’apertura, alla coscienza sociale, alla speranza di una riconciliazione. “Israele definisce se stesso attraverso i suoi nemici”, afferma Ben Gal, una realtà di conflitto contro cui lanciare attraverso la danza messaggi di pace e generosità.