Il mondo è divenuto più complesso. I conflitti, la crisi dei commerci, la pandemia, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze economiche sono soltanto alcuni esempi delle problematiche interconnesse che stanno segnando la storia contemporanea.
Interconnesse. Perché un aspetto che caratterizza la contemporaneità è la globalizzazione che è un fenomeno complesso e multisfaccettato: ha ridotto le distanze fisiche e mentali e allo stesso tempo ha permesso la creazione di un mondo basato su fragili equilibri geopolitici tra gli stati nazionali.
Fabrizio Maronta, consigliere scientifico e responsabile delle relazioni internazionali di Limes, sostiene che l'interdipendenza permette dei prodigi a livello produttivo ed economico. Questi prodigi comportano però una fragilità di fondo che a noi sfugge completamente. Secondo Maronta non bisogna mai dimenticare che viviamo in un mondo in continua mutazione ed è pericoloso considerare invariabili le condizioni di vita a cui siamo abituati oggi.
La storia contemporanea europea ci viene in soccorso ricordando le guerre jugoslave, il primo grande conflitto in Europa dopo quarantasei anni di pace. Una guerra che ha rappresentato una frattura, arrivando a noi svegliandoci dal sogno di una società europea in equilibrio perpetuo.
Tra il 1991 e il 2001 le guerre jugoslave ci sconvolsero per l'impatto drammatico che ebbero sulla vita delle popolazioni coinvolte, così vicine fisicamente e umanamente. Mario Boccia, fotogiornalista corrispondente e inviato de “il Manifesto” da Sarajevo, racconta gli anni durante i quali la popolazione affrontò condizioni di vita estreme, subendo costanti privazioni: «Sarajevo era una città europea che prefigurava il mondo che dovrebbe essere, un futuro possibile di pace, di integrazione, dove ogni cultura lasciava il meglio di sé. Poi è scoppiata la guerra, ed è stato per me un dovere raccontarla dalla parte di chi la subisce».
Tra i superstiti, Benjamina Karić, classe '91 e sindaca di Sarajevo dal 2021, ha visto il suo paese mutare e rinnovarsi, rialzarsi e aprirsi di nuovo al mondo. Karić vuole lasciarsi definitivamente alle spalle gli anni ‘90: «nel cuore della nostra città esistono da secoli moschee, sinagoghe, chiese cattoliche e ortodosse. Il rispetto per le fedi e le tradizioni degli altri è iscritto nella nostra essenza. Sarajevo è una città amante della libertà, europea e cosmopolita».
Tra gli aspetti della globalizzazione vediamo l'aumento dei processi migratori che producono un rimescolamento di popoli, civiltà e religioni come non era mai accaduto in passato con la conseguente apertura di scenari di confronto e di dialogo.
Per raggiungere questo obiettivo, Riccardo Cristiano, giornalista e vaticanista, vede nella fratellanza la via da percorrere. Nella sua opera Figli dello stesso mare ricostruisce il percorso che conduce al primo Documento congiunto sulla Fratellanza umana firmato da papa Francesco e dell'imam Ahmad al-Tayyib nel febbraio 2019. Un grande passo avanti verso una visione unitaria del mondo sulla base della convivenza tra i popoli e le culture.
Promuovere una società transnazionale è forse la risposta alle sfide della globalizzazione?
Fabrizio Maronta, Riccardo Cristiano e Sara Hejazi, Mario Boccia e Benjamina Karić, sono i protagonisti e le protagoniste di tre incontri del ciclo di conferenze Linguaggi della 43esima edizione di Oriente Occidente Dance Festival per trovare risposte alle sfide della contemporaneità.